anche se chiami la escort prima o poi per te miss italia finisce

mentre silvio ci racconta di fottere in realtà ci fotte.

e questo mi dà fastidio. mi fa arrabbiare anche. ed è il motivo, per cui, per lui è ora che miss italia finisca.

luis sepulveda dice che per una legge fantastica della vita, la gente che è stata fottuta s’incontra. e allora credo che anche se silvio d’italia fa l’uomo medio, quello che incarna i desideri di tanti, mentre i tanti falsamente si scandalizzano e sghignazzano, stia trasformando il paese in un luogo osceno, di trivelle e ignoranza.

è che lo so che prima o poi la gente s’incontra, e allora sono cazzi per davvero.

e comunque se mio padre giurasse su di me il falso, io un discorsetto glielo farei. che peccato quando i figli restano all’ombra dei padri, ché a tutti è dato di volare. andare in picchiata, non è cadere.

insomma leggevo ieri due belle frasi. la prima è di brecht. dice che ci sono uomini che lottano tutta la vita, è di loro che non si può fare a meno. ecco, ci sono persone come il silvio nazionale che ci vogliono far credere che loro lottano ma non è vero, raccontano palle e sono megalomani. e allora di loro direi che si può anche fare a meno.

poi m’arrabbio, m’indigno, m’arrabatto e mi domando, è allora che m’imbatto.

così, sono stata contenta di aver saputo che dalla gente del sud del mondo, sepulveda ha imparato che la tenerezza bisogna proteggerla con la durezza. non c’entra? c’entra, c’entra.

questione di beep

è che sono sul balcone e sento un beep, non proprio costante, di quelli che senti negli ospedali o alla cassa del supermercato. non so da dove venga né perché. credo sia un segno premonitore.

o il mio frigo mi vuol dire che è ora di andare a comprare qualcosa, che lui vorrebbe essere un frigo soddisfatto, oppure il mio encefalogramma comincia ad avere qualche problema e mi manda segnali.

mattone su mattone

succede che si esca fra amichette e ci si racconti un po’ come va e come non va. e insomma sì, si ammette che con l’amore le cose non vanno proprio bene, anche se è estate e in estate, si sa, le cose dovrebbero andare meglio, non so forse per quella cosa degli ormoni in giro, forse per la felicità della luce, forse perché tutto rinasce e allora vorresti rinascere un poco anche tu. però poi c’è quella felicità mista a terrore della casa nuova, che in fondo, dai diciamocelo, fa piacere e un po’ appaga, chessò ha quel sapore di contentezza.

così. lo si dice. davanti a un americano. ché l’americano, per quanto detto sopra, altro non può essere che un cocktail.

e allora, la mia amica nightnurse mi guarda sorridente e mi dice “sappi che l’amore passa ma il mattone resta”.

ecco.

non sempre abbiamo la lucidità

ma tant’è. non sempre abbiamo la lucidità di fare la cosa giusta con le persone giuste, e così ci capita a volte di fare la cosa giusta con le persone sbagliate o la cosa sbagliata con le persone giuste. così ci confondiamo. e causiamo sconquassi nell’universo circostante, a volte davvero minimi, come quando mettiamo i calzini nel cassetto delle posate; a volte invece più corposi, come quando ci scappano dette, ahimè, alcune verità indicibili.

paola mastrocola

il prossimo

e io forse avrei dovuto ricordare che oggi via d’amelio è una data che non andrebbe dimenticata.

ma non so che dire, quando per ricordare è ancora meglio fare. la mia scelta oggi l’ho fatta. una la dovevo fare. forse solo la volevo.

c’è qualcuno che sceglie come morire. ché poi non è che sceglie, è che forse altro non poteva fare.

in ricordo, questa canzone bellissima che so grazie a paolo.

non ti ho mai visto felice a fare solo quello che volevi

la vita è difficile, un formicaio sul ciglio della strada, dove possono calpestarti senza che nulla cambi. tua madre è stata rovinata dalla logica degli altri.

alicia giménez-bartlett

avevo scritto un post lunghissimo ma mi sono rotta persino di rileggerlo.

il senso era:

  • non c’è senso, e chi se ne frega;

  • se non c’è senso, perché cavolo ti scombini la vita ad essere omologato? a fare le cose solo perché si devono fare? e poi vai fuori di matto e mi stressi i maroni perché vuoi che anch’io mi adegui;

  • mi dicono che ci si omologa per poi poter fare quello che si vuole;

  • chi è mai stato felice a fare solo quello che voleva?

  • a conti fatti, ho visto altri e me felici, quando c’era partecipazione;

  • è per questo che tengo aperto un blog. mi piace partecipare;

  • ergo ha ragione gaber;

  • donc lasciate che la donna sia quello che le pare;

  • corollario applicato alla mia persona: no, non mi sposerò perché devo, non farò figli perché il mio senso è procreare. no, il mio senso, che non ho e allora forse il mio scopo, la mia presunzione, finché ci sono, è vivere;

  • e no, non occorre procreare per essere madre;

  • peccato aver cancellato tutto, in effetti: è stato bello scrivere del segreto di penelope di alicia giménez-bartlett e dell’amore di màrja: un film che mi ha fatto pensare;

  • senza frustrazioni comincio a capire che mi ha salvato sapere che la colpa non esiste, esiste il dolo e la responsabilità.

ah, così estemporaneamente volevo dire che oggi è una bellissima giornata. un cielo da paura. ciao.

ma che caldo fa! riesumiamo i sondaggioni vah!

vi siete accorti che ho cambiato sondaggio? vi ricordate gli ultimi due? no, eh?

vabbè, fatemi tirare le somme con una o due considerazioni, non di più, ché oggi l’afa m’ammoscia. oh sto luglio è lunghissimo, dicono che si arriverà al 38 del mese -ringrazio per la segnalazione il mio amico piolo-.

dunque il primo chiedeva quale rapporto abbiamo col caos.

considerazioni:
1. se vi dico che quando scegliete i voti strutturati fate la figura del popolo che segue la massa non è che poi in quello successivo vi dovete affannare sulle risposte libere! tana pevvoi!
2. alla voce tanta si legga: vi siete fregati, perché la vostra natura non esce quando siete sollecitati, piuttosto si manifesta nel momento in cui siete soli, in quell’attimo in cui, credendo che nessuno vi veda, v’infilate un dito su per la cavità nasale come un turacciolo. peccato che in quel magico momento il mio sguardo su di voi e su di me resti sardonico e non sbigottito;
3. nel sondaggio successivo siete tornati ad essere quelli di sempre: avete scelto risposte pronte cercando domande e risposte nuove. sarà così?
4. la maggior parte afferma di aver un buon rapporto col caos, segno forse che si cerca di barcamenarsi attivamente in ‘sto pazzo pazzo mondo;
5. le risposte creative sono state queste -le mie considerazioni tra trattini-:

a. ma caos vuol dire disordine? o caos dell’universo cioè nel senso degli imprevist -penso né disordine né imprevisti…caos!-;
b. ma che sondaggio è? -non ti piace?-;
c. I am the caos baby! -are you already a star?-;
d. un po’ tutte queste cose, a fasi alterne -tu sei il caos!-;
e. piuttosto mi preoccupa il rapporto che lui ha con me: da qualche giorno non mi pa -che volevi dire oh tu utente misterioso? non lo sai che le frasi troppo lunghe non ci stanno in sto cosino corto?-;
f. buonissimo con quello generato da me, pessimo con quello generato dagli altri -chissà che dicono gli altri poretti!-;
g. l’universo tende al caos … chi sono io per fare di meno? -perché a tirare la corda poi si rompa?-;
h. ECCAMBIALO!!! -fatto cherì-.

il secondo sondaggio era quello hot. me lo avevate chiesto voi. e io ho domandato: quando ti scotti?

considerazioni:
1. siamo dei romantici. vale la rima calore – cuore, cuore – bruciore, bruciore – dolore, dolore -amore, amore -calore;
2. le risposte libere sono state:
a. lecco -anch’io-
b. guardo e rifletto sul fuoco che va verso l’alto mentre noi restiamo in basso -e la miseria!-
c. perché sei arrabbiata? 06/07/2009 -mica mi ricordavo di essere arrabbiata. sono andata a vedere il che giorno fosse. forse perché si trattava di unfuckin’ monday? mah!-

generazioni bruciate

oggi sotto un sole che faceva la parte del leone, col sudore che non colava manco più, c’era e basta -esso è, si potrebbe dire, inogniddove è-; all’interno di una panda vecchia -ah è così l’inferno?- discutendo di libri e letteratura con una collega, ho concluso che forse quelle due generazioni che vanno daiventotto ai quarantacinque anni non fanno altro che inseguire la perfezione dell’imperfezione. e questo, ci siamo dette con rammarico, essendoci dentro in pieno, è un gran casino.

siamo come il sole a mezzogiorno

ho detto che le parole tagliano e tagliano soprattutto se non si dicono. così assecondo la mia amica nightnurse che in un momento lucido su facciadalibro ha detto, commentando questo articolo su repubblica:

così, proprio dal profondo..mavaffanculova!!!!!!!!

certo che ci vuole del coraggio per fare certe dichiarazioni. no, non quelle della mia amica…
ma dico come si fa a votare uno come mastella? eh? come si fa?

le parole e il mangiatore di spade

giravo per blog, leggevo post. poi mi sono imbattuta in un commento. il commento è di baskerville.

ora, devo ammettere che non mi piace molto baskerville. non mi piace per l’umore. cioè quell’umore di maschio quarantenne malinconico e menoso. certo io non conosco baskerville e non so nemmeno se la sua età sta nel range quaranta cinquant’anni e non so nemmanco se è menoso come la maggior parte del suo genere. so di certo che scrive bene però e che hai voglia a diventare bravo come lui a incastrare le paroline. per dire, ne ho di strada da fare io.

quindi il risultato è che talvolta leggo baskerville e talvolta no. leggo e non penso. questo è l’effetto della scrittura bella che non mi dice molto. ovviamente baskerville non leggerà queste mie parole ma se il fato facesse che, mi scuso prima per ogni possibile incomprensione, ché il blogger baskerville è bravo e nulla so dell’uomo che si cela dietro o dentro.

a questo punto perché la meno con sta storia? perché l’altro ieri ho letto un suo commento e mi è piaciuto. io ci ho letto delle cose che magari non sono esattamente quelle che ha scritto e magari non sono nemmeno quelle che leggerete voi, ma io lascio qui la frase perché mi pare che dica una grandissima verità. ecco.

le parole sono armi affilate. trattenerle in gola è un gioco rischioso se non sei un mangiatore di spade. e di non ferire si può anche morire.