Ciro ha sessantanni ed è praticamente analfabeta.
Lo so, non vuol dire niente praticamente: lo è o non lo è. Le cose stanno così, lo è e non lo è.
Lo so perché l’ho visto. Anzi, l’ho letto. Mi ha fatto vedere un foglio dove aveva scritto delle cose che dovevano essere nell’ordine: recriminazioni, un lamento di amara angoscia, un’imprecazione, speranze a cui mai si crede e che sono miste all’orgoglio.
Mi ha detto leggi e dimmi cosa ne pensi. Ma non si poteva leggere quella roba lì. Era roba, non era scrittura. Parole inventate o sconnesse, frasi traballanti che al primo alito di vento sarebbero cadute. Ho pensato che non si possono fare recriminazioni in quel modo. O sì?
Ciro comunque è così che scrive ed è così che in parte pensa. È che non vuole smettere di pensare, dice. [fatti non foste a viver come bruti]
Continuava a guardarmi Ciro; voleva la mia approvazione. Mi sentivo in un vicolo cieco. Ciro cosa vuole che le dica? Che con quello che ha scritto finalmente capiranno? Capiranno cosa desidera? Come possiamo saperlo? Mi dica ha fatto tutto quello di cui era capace? In cuor suo pensa di aver capito bene cosa vuole?
Il signor Ciro annuiva, era convinto che gli mancassero forse le parole e i pensieri belli.
Il signor Ciro un giorno ha preso da uno scaffale un libro scartato perché vecchio e logoro. In copertina si stagliava il nome dell’autore: Hegel, il titolo credo fosse “Lezioni sulla filosofia della storia” ma poteva essere benissimo “Fenomenologia dello Spirito”, sinceramente non ricordo quale dei due; ricordo benissimo invece i giorni in cui il signor Ciro veniva da me con vocabolario in una mano e il libro nell’altra a chiedermi conto di alcuni vocaboli. [ma per seguir virtute e canoscenza]
Sinceramente a volte avrei voluto prendere quel suo vocabolarietto e sbatterlo contro il muro pronunciando al contempo una sana imprecazione. Non so ancora cosa mi abbia trattenuto.
La infastidisco non è vero? Mi ha detto a un pomeriggio di sole. Ma no, signor Ciro, non è questo il punto. Però ammetta, aveva continuato, impara cose nuove anche lei. Sì Ciro ho imparato che non so spiegare concetti difficili con parole semplici, che spieghiamo concetti facili con parole difficili e che a volte riportare tutto al terra terra diventa anche più umano, che il mio vocabolario è pessimo e ho imparato la parola olocrazia e su questa parola ci ho riflettuto su, ho riflettuto sulle degenerazioni.
Sono passate settimane e il signor Ciro un bel giorno mi ha detto ho finito, cosa leggo adesso?
Non saprei, gli ho risposto.
Mi hanno consigliato Kant, un titolo con la ragione, pura forse. Me lo consiglia?
No signor Ciro non glielo consiglio ma se vuole lo prenda, si chiama Critica della ragion pura. Lo legga se vuole.
Lo sta leggendo. Qualche giorno fa ha dichiarato che gli si stava fondendo la testa.
Smetta di leggere, gli ho detto.
Ancora oggi lo vedo il signor Ciro seduto su un banco chiaro con un libro, un quadernetto, una penna e un vocabolario. Chino sui suoi testi. Puntiglioso. Dice di imparare parole e che un giorno si metteranno a posto. S’informa su chi era Kant e chi Hegel, ascolta. Ancora non sa scrivere.