Se ci penso, l’essere adulti sta tutto nel saper aspettare. Non il momento giusto. Non qualcuno o qualcosa, quello potrebbe avvicinarti al deserto dei tartari. Aspettare.
Puoi essere adulto in qualcosa e bambino o bambina o adolescente in altre e lo capisci in relazione a quanto sai aspettare.
Ci hai mai pensato?
Non mi puoi dire che non aspetti più niente, queste sono cazzate che ci raccontiamo. E poi non è questo il punto.
Non c’entra non stare nella pelle, perché puoi non stare nella pelle e avere la forza di aspettare.
Ma aspettare cosa? chi? e potrei aggiungere la sfilza di dove? quando? perché?
Aspettare gli altri, aspettare te quando ti fai fretta o gli altri che ti fanno fretta, aspettare che le cose si instradino prima di scapicollarsi a modellarle come le vuoi, le pensi giuste, chè magari la vita ti sta aiutando. Cose così.
E non è un aspettare che non inizia mai e posticipa sempre. È l’aspettare prima dell’azione. È l’aspettare per amore. È l’aspettare della pausa di silenzio prima della sinfonia. Ferma l’immagine sulla tigre che ti guarda e ti aspetta. Chi si salverà?
Hai messo diverse forme dell’attendere che hanno, per me, differenti emozioni correlate. Ci sono attese impotenti oppure pazienti, la serenità le regola e le rende differenti, oppure il timore le muta in altro. Saper attendere implica un equilibrio che domina il tempo. Non è da tutti se non si impara.
Buon nuovo anno Neru