Leggo da un libro che non mi ha entusiasmato tranne alcuni brani:
“Paul Valéry, tra le altre cose, ha scritto Quello che viene creduto da tutti, per sempre, dovunque, ha molte probabilità di essere falso. Dunque la storia non è affidabile, la realtà non è la verità, è tanto vale procedere da soli, con le proprie farneticazioni e i propri amori, anche quando gli amori sono spine e le farneticazioni buche degli imprevisti. […]
[Il protagonista] Si era convinto che le imperfezioni tengono il mondo in equilibrio e impediscono che tutto frani […] ma non bisogna confidarci troppo.”
Dunque è così che la vedo anch’io adesso. Non credo davvero a niente e nessuno. Tanto vale procedere. Così. Esattamente come sono. Con tutte le mie imperfezioni e le mie solitudini.
Qualche volta ho paura. Come sarebbe bello a volte spazzarla via. Così. Con un colpo d’occhio.
La realtà non è mai imperfetta, lo è il nostro dominio di essa o l’adattamento ad essa. Che, in fondo, è lo scarto tra desiderio è sua soddisfazione collocato non nel momento ma in un progetto, in una continuità.
Il fatto che la realtà non sia la verità non vuol dire credo che sia imperfetta. Percepiamo la realtà e crediamo che sia verità ma, come dici tu, è la nostra percezione. Quindi non diamoci troppo peso. La realtà è fatta delle nostre imperfezioni percepite nonostante la natura sia perfetta, tutto sommato.