all’inizio basta accarezzare l’idea.
ti senti soddisfatto così. grazie.
già a metà inizio, non basta più l’idea.
poco dopo sei uno straccio.
vuoi di più.
ci sono emozioni che vanno vissute. ché poi le emozioni si vivono col corpo.
e scopri tuo malgrado che in fondo vivere le emozioni è un casino fotonico.
a questo punto non hai molte possibilità. le vivi. le guardi. le leggi. le deleghi.
in ogni caso hai due scelte.
ti dai all’emotività e ti struggi, vivi l’emozione e soffri.
lo so che emotività ed emozione hanno la stessa radice ma non hanno la stessa ragione e se le osservi bene non viaggiano sulla stessa macchina. anzi viaggiano su mezzi differenti. è probabile che abbiano altre mete.
l’emotività è quella che se fa un viaggio si porta sempre dietro il sacchetto delle medicine. ha la sua utilitaria. è efficace, cavolo se lo è, ma finisce per non essere mai abbastanza. e non sai perché ti manca sempre un pezzo per essere felice.
l’emozione di solito prende i mezzi pubblici. ha una certa qual dimestichezza con la pelle. gli odori, gli afrori. anche quelli si vivono sulla pelle.
c’è da dire che chi vive le emozioni seduce. sarà per la pelle, sarà che ha a che fare con la vitalità.
poi ci sono quelli che scrivono. c’è chi scrive partendo dalle proprie emozioni e chi scrive per fomentare emotività. non è la stessa cosa.
come dice michele serra dalla sua amaca su repubblica del 31 ottobre -ma il tema è tutt’altro da questo- “quanto è faticoso, a volte, rintracciare tracce di realtà sotto la valanga di smodata emotività che esonda da edicole e televisori”.
quando qualcuno fa leva sulla tua emotività, comincia a diffidare. ma se l’emozione è sua, di chi ti parla, lo sai bene: finisce per sedurti. ed è quella la cartina di tornasole. la realtà che seduce. anche lasciarsi sedurre è un’emozione impagabile.
per essere sul pezzo, in questi giorni di ricorrenze, ricordo alda merini e pier paolo pasolini, morti a un giorno e molti anni di distanza. sono due artisti che hanno vissuto le loro emozioni fino in fondo, senza paura dell’apparire. e le hanno scritte. emotivi certo, ma non così tanto. sicuramente più emozionati ed emozionanti. sicuramente vitali.
alda merini dice che il poeta soffre molto di più, però ha una dignità tanto che a volte non si difende nemmeno; il poeta non discute mai da che parte viene il male.
e forse proprio quel non difendersi e vivere le emozioni li ha consacrati alla letteratura.
tutti gli altri, che dell’arte ne sono solo fruitori, potrebbero comunque consacrarsi alla vita e lasciarsi emozionare. di emotività virtuale ce n’è a valanga. a nastro proprio.
Neruda distingueva esattamente da dove veniva il male, ma non distingueva da dove veniva il bene.
Forse, anche Pasolini.
infatti il segreto sta nel distinguere e non discutere, volendo
il bene non si distingue, c’è -non so se è perché- ma generlamente non si nota. è il male che si ricorda.
e oggi pare che questo post tu l’abbia scritto per la me di oggi.
All’anima della combinazione
uh! allora sì! madò che belle ste cose!
ciao neh! todo bien?
yeri todo mal, hoggi bien
de que depende? exacto?