e mentre a roma sfila la rabbia dei terremotati abruzzesi quasi sotto silenzio, montecitorio boccheggia. gente in giacca e cravatta corre con i fogli ancora aperti in mano, ragazzotte e ragazzetti di telecamera muniti si aggirano sperando cosa non si sa.
ma sono gentili ‘sti abruzzesi, mi ricordo che faceva più casino un fascistello in piazza duomo a milano su un trespolino con quattro persone davanti. qui ci sono anche i bambini per mano alle mamme. qui c’è qualcosa di concreto di cui parlare.
alla radio hanno detto che martin gore dei depeche si aggira per piazza di spagna. anche se nightnurse lo vuole limonare, ci fermiamo a vedere gli striscioni degli abruzzesi senza capire niente. troppa gente, aggiriamo cortei transenne, turisti curiosi e aspettiamo la sera.
poi. non potete capire.
scendiamo a flaminio, dove quel ragazzo quella volta, senza conoscermi, mi aveva regalato tre cavalli di erri de luca, aveva aperto dolcemente la copertina. ce l’hai una penna? sì. e mi accorgevo all’improvviso, sorridendo divertita, di tornare a casa con qualcosa di nuovo fra le mani. un libro, un nome e dei numeri. guai a quelli che non praticano la propria purezza con ferocia.
il 2 è già lì, lo prendiamo al volo, in barba alla mia tendinite. odore di caffè, aria calda, afrori e parole concitate. in quale girone siamo finiti, chiedo. capolinea. saltiamo giù. ehi fratello per di qua? vieni con me.
un fiume di gente e i suoi affluenti. e poi passare tra qualche albero a cornice di magliette urlate. un attimo di frescura. e in meno di un momento, il mondo si apre sul tevere. tutti sul ponte, un tramonto technicolor in faccia e un’allegria che puoi stringere.
non potete capire.
poi gli amici. ritiriamo i biglietti. dove siamo? naha curva sudde abbella, ce devi entrà cantando grazie roma.
poi i controlli. passa lo stesso. le scale, un pezzo di cielo, un po’ di rumore, l’ultimo scalino, la musica a palla, l’olimpico.
non potete capire.
i sedili sporchi, il posto assegnato, le telefonate senti qui, le risa, non ho fame ma se questo continua a fumare mi viene la fame chimica, tu fa le foto che io riprendo.
e poi all’improvviso, loro. i depeche mode.
non potete capire.
in piedi, mi dico seduta che c’hai il piede sbilenco e domani sono guai. che me ne frega, urliamo, balliamo e la sua voce che entra dentro e se non canti è perché vuoi ascoltare, ma enjoy the silence no ti prego devo devo cantarla.
sì che potete capire. tu lo puoi.
and i thank you for bringing me here for showing me home for singing these tears finally i’ve found that i belong. feels like home i should have known from my first breath.
finally i’ve found that i belong here.